OBESITA'
 

 

All'inizio della primavera, una gentilissima signora mi invia un e-mail, per  un consiglio sullo stato di salute del suo (!?) riccio, perchè era diventato molto lento, intorpidito, "svogliato", non riusciva a chiudersi a palla e non rizzava più gli aculei.

Le chiedo di allegare una foto del (suo!) riccio e pensando di vedere un riccetto depauperato, vista la fine del letargo, le chiedo anche di pesarlo. Il peso è g 1450, dalla foto appare più largo che lungo (l'indice di Bunnell risulta poi essere 1,2, mai visto!); la signora mi dice, che in realtà, non lo "deteneva", ma si trattava di un riccio che frequentava assiduamente il porticato della sua stalla dall'anno precedente, e non sapendo bene come alimentarlo e vedendolo "magrino" lasciava  tutti i giorni, in un angolo del portico, una ciotola di budino e latte (sic).  Non abita lontano da Reggiolo e me lo faccio portare. 

E' sicuramente da Guinness dei primati! Se non per il peso assoluto, almeno per il tipo di strutturazione, dove sicuramente la circonferenza trasversale è superiore alla circonferenza longitudinale, con un indice di Bunnell, come già detto, di 1,1 (circ. trasv / circ. longit.), abbastanza lento nei movimenti, con pericolosi ondeggiamenti nella marcia, non tenta neppure di chiudersi, anche se non mi conosce; gli aculei non sono molto "fitti", nella facies colpisce l'occhio, con sfumatura giallastra delle sclere!

Sclere giallo-verdi.

 

Il rischio dell'obesità non è solo dei ricci detenibili (Algirus ed Atelerix), che in quanto, impropriamente considerati, animali da compagnia, possono essere nutriti in maniera inadeguata, con un eccesso dietetico di glucidi e grassi, ma anche dell'Erinaceus Europaeus, sia spontaneamente nel selvatico (essendo diventato un animale suburbano o addirittura urbano, trova di tutto nei rifiuti e nelle ciotole di altri animali domestici), ma anche nel riccio che siamo abituati a vedere periodicamente nell'orto o nel giardino e per il quale, preoccupati, allestiamo ciotole con ogni bendidio, sempre a vantaggio dell'apporto calorico piuttosto che di quello proteico!

Certamente nel riccio la situazione metabolica dei lipidi si diversifica da quella di altri mammiferi, per esempio dall'uomo; nel riccio esiste il letargo, per cui l'accumulo di tessuto adiposo nelle sue due forme, è una necessità fisiologica (entro certi limiti): il grasso accumulato nella stagione dell'attività serve per produrre energia nella stagione del sonno.  Ma se il riccio in letargo non ci va? Nel riccio africano che vive nelle case, come animale da compagnia, il letargo è un ricordo ancestrale (non ci va neppure in Africa!) e pertanto fargli accumulare un eccesso di grasso inutile lo trasforma in un riccio obeso; il rapporto di Bunnell ottimale pre-letargo è circa 0,8,  qualsiasi indice superiore indica obesità.

Indice di Bunnell: rapporto tra circonferenza trasversale e circonferenza longitudinale.

L'obesità è uno stato per cui vi è sproporzione tra la quantità degli alimenti introdotti con la dieta e l'effettivo fabbisogno calorico del riccio, tenendo anche conto del letargo, per cui l'eccesso di materiale nutritizio introdotto viene immagazzinato sotto forma di grasso nei tessuti di deposito. Nel riccio, come già detto, si parla di obesità quando l'indice di Bunnell supera 0,8.

Esistono diverse forme patologiche di accumulo di grasso: da iperalimentazione (correlata o no ad inadeguata attività fisica), endocrine. Alla base dell'abnorme introduzione calorica e del ridotto dispendio energetico, responsabile dell'obesità da iperalimentazione si possono riconoscere diversi fattori capaci, se non di promuovere, almeno di favorire l'obesità.  Nel riccio normale, come negli altri mammiferi, il senso dell'appetito e il fabbisogno di calorie, sono in equilibrio, grazie soprattutto all'azione dei centri nervosi ipotalamici, per cui lesioni dell'ipotalamo (traumatiche, ischemiche, flogistiche, oncologiche primitive o da compressione, ...) producono polifagia e conseguente obesità.

Come nell'uomo, indipendentemente dalle concause, l'inattività fisica resta sempre un cofattore fondamentale, se non accompagnata da modificazioni dietetiche. Alterazioni ipofunzionali della tiroide alterano i meccanismi ossidativi con accumulo di sostanze, compreso il grasso; ma anche alterazioni dell'attività surrenalica o gonadica possono provocare con diversi meccanismi accumulo di grasso.  La diagnosi in questi casi è per lo più autoptica.

L'obesità, anche nel riccio, favorisce le malattie cardiovascolari (studi inglesi e statunitensi), con coronaropatie, arteriosclerosi precoce, ... le malattie del ricambio, come il diabete, patologie epatiche, che vanno dalla semplice steatosi al coma epatico (la sostituzione degli epatociti con cellule grasse, nel tempo, altera i meccanismi biochimici del fegato, compresa l'attività detossificante, con accumulo di tossine neurotossiche: è tipico il cambio di carattere del riccio che, gradualmente, arriva all'aggressività ingiustificata, all'apatia, alla letargia, alla perdita di appetito nelle fasi avanzate, ...). Le dermatosi sono un'altra complicanza dell'obesità, con alterazione della barriera difensiva cutanea, che favorisce le infezioni più varie, ancora più gravi, per il generale decremento delle condizioni del riccio.

Nel riccio obeso è abituale una certa riduzione della capacità respiratoria, con dispnea da sforzo, che a sua volta riduce la capacità fisica dell'animale, innescando un circolo vizioso, per cui il riccio tende via via a ridurre sempre più l'attività stessa, aggravando ulteriormente l'obesità.

Questa spiccata morbilità sfocia, ovviamente, in una mortalità più elevata: un riccio "grassoccio" può essere adorabile e simpatico, può anche sembrare "sano", ma in realtà può trattarsi di obesità e questo accorcia la durata della sua esistenza.

La "terapia" dell'obesità, anche nel riccio, è essenzialmente dietetica e motoria, riducendo l'apporto calorico di glucidi e di grassi che hanno un alto potere "lipogeno", ed incrementando quello proteico.

Molte delle domande che vengono poste vertono sul peso ideale del riccio: come nell'uomo, non esiste un peso ideale assoluto, ma questo è variabile, pur nella norma, tra i 2 sessi, nei diversi individui dello stesso sesso, che hanno costituzioni diverse; meglio affidarsi all'indice di Bunnell, che non dovrebbe superare lo 0,8.

L'ecografia evidenzia una caratteristica steatosi epatica, con una tessitura strutturale iperecogena, omogenea o finemente disomogenea, tipica della sostituzione epatocitica da parte di cellule grasse e con conseguente iperreflettività ultrasonica del fegato stesso, che contrasta in maniera  netta con l'ipoecogenicità del rene destro, oltre ad evidenziare un aumento volumetrico dell'organo.

Fegato iperecogeno

 

Fegato steatosico\colecisti.

 
 

Interfaccia fegato rene dx: fegato iperriflettente-rene ipoecogeno.

I ricci sono onnivori, ma principalmente insettivori. Mangiano una larga varietà di carne, incluso grilli, lumache, carogne di topi, così come radici di piante ed altri vegetali. C'è molto disaccordo sulla dieta corretta negli animali detenuti e\o in riabilitazione. La dieta del riccio selvatico non è stata molto studiata dalle aziende che producono cibo per animali, in particolare per ricci.  Molto spesso si tratta di comune cibo in scatola, secco, per altri animali, con apposta l'etichetta "per riccio". In tal modo i cibi commerciali mancano di nutritivi importanti, richiesti dal metabolismo del riccio.

Il cibo secco, per gatto, è il tipo più comune di alimento commerciale per i ricci; è importante offrire una formulazione di qualità, ma a basso contenuto  di grassi. Questo va integrato con cibo umido (es. pollo), una modesta quantità di vegetali frutta e periodicamente cibo vivo (es. vermi, grilli, camole, senza eccedere con queste ultime), per mantenere un'adeguata stimolazione istintuale.
 
Quando si sono introdotti errori dietetici è molto faticoso far mutare l'abitudine alimentare del riccio.  I cibi nuovi devono essere inizialmente mischiati ed intervallati con quelli consueti e possibilmente avere, all'inizio, medesime caratteristiche di consistenza, volume, ecc.  Mescolare cibi già graditi con parti di quelli nuovi, aiutano il riccio, gradualmente, ad accettare i sapori e le consistenze diverse. 
Grassi e glucidi, restano comunque una componente della dieta e passare all'estremo opposto di una dieta esclusivamente proteica, sarebbe altrettanto sbagliato!

Alcuni esempi dietetici:

a)
- 1\2 di cibo per gatti,
- 1\2 di carne macinata di manzo,
- + 1 cucchiaio di crusca di frumento.


b)
- 2\3 di macinato di manzo,
- 1\3 di uovo sbattuto,
- + 1 cucchiaio di crusca di frumento.


c)
- 1 scatoletta di cibo per gatti,
- 1 uovo scottato,
- 2 cucchiai di fiocchi di avena.


d)
- 1 fetta di carota cotta,
- 5 grilli,
- alcune camole,
- mix di frutta (mirtilli, mela, papaia, noce, uva passa, banana),
- 1 fetta di patata cotta.


e)
- 1 fetta di uovo sodo,
- 1 cucchiaio di crocchette per gatti,
- 1 cucchiaino di fiocchi di germi di grano,
- 2 cucchiai di Esbilac ®,
- qualche lombrico.


f)
-1\2 cucchiaio di crocchette per gatti,
-1\2 cucchiaio di mix per mustelidi,
-mix di frutta (vedi sopra),
-qualche grillo o camola.


Ad ogni pasto (che già non li preveda) è bene aggiungere un po' di mela tagliata a pezzetti ed un po' di banana, qualche gheriglio di noce, qualche camola.

Tutte queste ricette vanno inumidite con acqua tiepida e date al riccio alla sera.
Durante il giorno si possono lasciare a disposizione (nel caso qualche esemplare si svegliasse) poche crocchette per gatti e sempre acqua fresca.

E' molto importante somministrare per cicli di 15 giorni una goccia di polivitaminico e sali minerali, per cagnolini (chiedere sempre al proprio veterinario).

Non bisogna stupirsi se qualche volta il riccio rifiuta il cibo; specialmente di fronte ad una nuova ricetta è possibile che ci sia una certa ritrosia e diffidenza.

Non possiamo, però, riconsegnare alla vita selvatica un animale, che gradisce e si aspetta un solo tipo di alimento!

Un'altra considerazione va fatta per l'attività fisica e questo vale soprattutto per chi detiene ricci africani: una gabbietta per quanto larga è comunque sempre troppo piccola e questo oltre a stressare l'animale da un punto di vista etologico ne favorisce l'obesità. E' importante che l'animale abbia a disposizione spazi maggiori per potersi muovere più liberamente. Se non sono possibili altre soluzioni, anche l'introduzione nella gabbia di una ruota può permettere al riccio una certa mobilità.  Questo, ovviamente non può valere per il riccio europeo, che comunque non può essere detenuto, ma limitatamente al riccio africano. Anche se poi viene spontanea la domanda: ma è lecito che io detenga un animale a cui limito gravemente la libertà, a tutti i titoli, se non ho la possibilità di offrirgli un habitat il meno costrittivo possibile? (Anche se una normativa carente me lo concede!).