Per sensibilizzare la popolazione la biologa reggiolese ha partecipato a diverse trasmissioni radio e tv.
A Novellara è nato il Cras, la prima clinica per la cura degli animaletti

Marina Setti, una vita tutta spesa per salvare i ricci

L'esperta: "I piccoli mammiferi sono una specie in pericolo: minacciati da diserbanti e dai veleni usati per la derattizzazione"

di Maria Teresa  Slanzi

NOVELLARA - La sopravvivenza del riccio, animale selvatico autoctono, dipende sempre più dall'uomo.    Per questo la biologa reggiolese Marina Setti, si dedica da quattro anni alla salvaguardia e alla conoscenza del piccolo mammifero che popola i nostri giardini.
Il suo impegno si è concretizzato nella creazione di un Cras (clinica per ricci, con sede nel rifugio novellarese dello Sculazzo) e nella partecipazione a trasmissioni radio e tv, fra cui "Animali & Animali" di Licia Colò. Ora rinnova il suo impegno con un libro e un sito internet.

Il pericolo grave dell'estate, avverte la biologa, è quello della derattizzazione: "Due mesi fa - spiega Setti - è partita una campagna di sterminio dei ratti gestita da Enìa, attraverso il posizionamento di trappole presso i cassonetti dei rifiuti.  Mi sono giunte molte segnalazioni di riccetti trovati morti all'interno.
Sono i nati fra giugno e luglio, ora in cerca di cibo facili prede delle esche.  Ho contattato il responsabile del servizio disinfestazioni di Enìa, Sergio Mazzali, disponibile e sensibile al discorso".  "L'unica soluzione - avverte la dottoressa - è che la derattizzazione sia fatta fra fine ottobre e marzo, quando i ricci sono in letargo".
A rischio anche i privati, considerando che la mortalità per avvelenamenti è del 26 per cento: "Attenzione ai lumachicidi - dice la Setti - che fanno morire il riccio con grande dolore per emorragie interne, e agli altri veleni da orto e giardino".

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